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Replying to Legge sulla stampa e libertà di parola in Italia
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Ipod.Posted: 28/10/2011, 01:19
Stiamo parlando della classifica che Freedom House, organizzazione non governativa che registra il livello di I libertà nel mondo, pubblica ogni anno. Il report completo, fino al 2008, è disponibile sul sito dell'organizzazione, free-domhouse.org, e sancisce un record tutto italiano: siamo l'unico Paese d'Europa che costatemente perde posizioni nella classifica che vede svettare Finlandia e Islanda. Se un premier che ha nei Media e nella comunicazione interessi notevoli contribuisce al declassamento, una parte di questo
è senz'altro dovuta all'attenzione particolare della politica nei confronti dei nuovi Media, blog in testa. Già la presenza della legge sulla stampa, che prevede la necessità di iscrivere ad un albo i cittadini che vogliano parlare di determinati argomenti, definendo in modo preciso chi può fare informazione, è un'eccezione nazionale. Quando poi questa legge viene toccata cercando di coinvolgere le fonti di informazione online, in cui la distinzione tra fruitori e fornitori di notizie ha un confine estremamente labile, il rischio è quello di
imbavagliare un popolo intero. È quello che è accaduto già nei 2007, quando le modifiche della legge coinvolgevano anche tutti i siti Web, costringendo chiunque tenesse un blog all'iscrizione nel registro degli operatori di comunicazione. In un istante metà del Paese si ritrovava definito dalla legge come editore: dal ragazzino che aveva un blog sulla vita di classe alla casalinga che suggeriva ricette. Chiunque poteva incorrere nei reati a mezzo stampa e chi non si fosse iscritto sarebbe incorso in una denuncia per stampa clandestina. Sull'onda delle proteste, alcuni parlamentari hanno iniziato a dissociarsi fino ad affossare la proposta di legge.